La Governance del cambiamento

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DSCN2398RELAZIONE   CONGRESSO  REGIONALE DI  BASILICATA  2014

Sento la necessità di porre alla vostra attenzione delle brevi considerazioni sul  tema  Congressuale: “ Governare il cambiamento”, “Una nuova civiltà dei servizi al cittadino ed alla persona”, esponendovi  una riflessione che di seguito può essere uno spunto di dibattito, in quanto il tema è sicuramente impegnativo e le risposte possono essere variegate, però  da subito viene in  mente  un  sostantivo che  potrebbe  dare una prima immediata risposta al cambiamento ed  è:  “LAVORO”.

Immaginate per un momento che solo  con il lavoro qualificato, professionale, efficiente si potrebbe garantire servizi  civili  e prestazioni  di  buon livello  e  questo sarebbe sicuramente un grande cambiamento a beneficio  della  utenza .

Certo, il lavoro  stesso deve essere assoggettato  al cambiamento, deve connotarsi dalla disponibilità, dalla  meritocrazia, dalle conoscenze, dalle capacità  e dall’  impegno  di tutti:  operatori  e  dirigenti.

Spesso si parla genericamente  di dipendenti  pubblici,  inquadrati  in una immagine  deleteria che tutti conosciamo, dimenticando, però, che fra questi ci  sono gli insegnanti della scuola, pompieri, forze dell’ordine, polizia penitenziaria, sanitari, infermieri, ministeriali, Enti Locali, ecc. ecc. , che hanno già dimostrato un alto senso di responsabilità in tutti questi anni, lavorando in turni massacranti, senza sicurezza, semmai  con stipendi risibili, al di sotto di tutti gli altri stati Europei, spesso non sono stati corrisposti nemmeno gli istituti contrattuali dovuti e si pretende che questi vengano, ancora, ulteriormente  e  sempre di più, tartassati  e penalizzati, quasi a far passare  l’idea che se l’Italia  si trova in queste condizione è colpa del Pubblico Impiego e che, pertanto, su di essi deve gravare l’onere, il peso  di salvare l’ Italia;  uno slogan della UIL-fpl, in occasione di uno sciopero di qualche anno fa  a  Roma , affermava con risolutezza  questo concetto: “noi  abbiamo gia  dato” ; infatti, è così,  se si pensa al blocco del salario, al blocco del contratto, alla decurtazione sul salario accessorio per malattia o anche alla decurtazione per pensionamento di personale, alla riduzione di lavoro straordinario e ad altre indennità accessorie non corrisposte, al blocco del turnover con oltre 350.000 dipendenti fuoriusciti, senza sostituzioni; alla fine della fiera , per pochi  “lavativi” o cosi detti “fannulloni” si è costruita una campagna contro il lavoro pubblico, infatti, continuamente fanno passare immagini sulle televisioni nazionali, di comportamenti scorretti o illeciti di alcuni dipendenti pubblici, che molto probabilmente non sono nemmeno sindacalizzati, quindi, senza alcuna relazione viene attribuita la responsabilità al sindacato, perchè  deve passare l’idea che i lavoratori del  P.I.  non lavorano e  il sindacato tutela chi non lavora.

Questo attacco, ripetuto a più riprese è stato promosso dalla Confindustria , ma in  particolare, dall’ex Ministro Brunetta che al pari della Fornero  hanno combinato guai  grossi, che per tali ignominiosi  atti , avrebbero dovuto ritirarsi dalla politica.

E’  vero, potremo anche essere d’accordo sul fatto che la struttura delle regole del lavoro pubblico deve essere  modificata, siamo consapevoli  ed  in particolare noi della UIL-FPL  non ci   sottraiamo,  perché  il  nostro modo di pensare è in “progress”, perchè la UIL  è un sindacato  autenticamente riformista, nel senso più vero della parola.

Il cambiamento deve essere governato anche da un approccio diverso del  Sindacato, di tutto il Sindacato.

In Italia  sono presenti  due modi di fare Sindacato, quello “ antagonista e/o conflittuale”   con  l’idea  che chi si ritrova  dall’altra  parte  deve essere contrastato a tutti i costi (vecchia, antica idea che il padrone va abbattuto) e quello  “riformista”, il quale ha capacità di dialogo,  capacità di  competere con le parti  datoriali  cercando di  portare a casa risultati per i lavoratori attraverso competenze  e capacità  di contrattare.  E’ storia vecchia che il muro contro muro non ha mai portato risultati ed è storia recente  se guardiamo al caso Fiat dove sono stati salvati migliaia posti di lavoro ed in tante altre occasioni  dove la UIL ha sempre cercato di fare gli interessi dei lavoratori.

Questo atteggiamento deve, però, prefigurare una disponibilità a trattare,  mediante la conoscenza, l’intuizione psicologica e buona  capacità  di relazione.

A tal proposito i rappresentanti sindacali devono essere preparati, avere conoscenze dal punto di vista culturale e normativo, devono essere pronti ad affrontare le questioni, in modo  da non essere  sottomessi  ed apparire  ignoranti  sui problemi  da trattare .

Inoltre, non posso mancare di esprimere un mio timore  relativo alla globalizzazione ed al neoliberismo, accennati  dal Segretario Generale di Basilicata, Antonio Guglielmi, nella sua relazione.

Il Neoliberismo, a mio avviso, non è traducibile solo in quello economico e finanziario, ma la mia paura è che si vada oltre, verso  un concetto  sistemico che pian piano  stà  prendendo piede, perché vedete, io ho paura che l’ attuale sistema contrattualizzato potrebbe essere sostituito da quello neoliberista, appunto, che ha come obiettivo il lavoro pubblico privatizzato; riflettete, provate ad immaginare un aumento incontrollabile di privatizzazione, di esternalizzazione di servizi ed attività; in chiave moderna questa procedura è chiamata  outsourcing ;  provate ad immaginare che negli  ospedali, negli  enti di maggior rilievo ed anche nei ministeri, il lavoro in generale, ma in particolare quello sanitario, infermieristico, amministrativo e tecnico, potrebbe essere espletato  da  cooperative   o anche da società  private  che hanno come unico obiettivo  il  danaro ed  il  profitto, senza  diritti e senza  nessuna tutela o garanzie per i lavoratori e per i cittadini.

Il che significa minore qualità dei servizi,  costi maggiori, aumento della precarietà.

Forse i tempi sono ancora lontani , ma  si potrebbe  verificare a breve  che questo  sistema,  non ancora chiaramente palese, prenda consistenza , ciò potrebbe anche essere considerato un cambiamento ! Forse, ma sicuramente non accettabile, non condivisibile ed assolutamente  deleterio per i lavoratori che in termini di diritti tornerebbero indietro di 100 anni, con tutte le gravi conseguenze  negative che  ne potrebbero scaturire.

Questa mia  valutazione pessimistica, potrebbe fare il paio  con il tentativo di delegittimare il Sindacato, renderlo innocuo nelle sue funzioni di rappresentanza, demolirlo nelle sue prerogative, avendo mani libere al fine di consentire poi,  senza intralci, questo sciagurato  progetto appena paventato.

Ecco perché c’è necessità di un Sindacato  unito e forte, anche con  caratterizzazioni diverse , ma con obiettivi comuni e condivisi ed anche questo potrebbe essere considerato sicuramente un cambiamento da incentivare e rafforzare.

Pertanto, con determinazione e senza tentennamenti dobbiamo batterci per la giusta e dovuta rappresentanza sindacale, il diritto dovere di rappresentanza  che è prevista dalle leggi , ma soprattutto è  determinata  liberamente dalle scelte dei lavoratori che aderiscono ai  Sindacati .

Il Governo, in questi giorni si accinge al varo della Riforma della P.A. che ha come bandiera  la riduzione dei distacchi e permessi sindacali come se da questi venisse la soluzione di tutti i problemi. Personalmente,  in qualche modo sono  anche d’accordo a ridurre i permessi, ma non i distacchi, perché questi ultimi sono una prerogativa della rappresentanza di organismi associativi di importanza rilevante e  sarebbe un grave deficit di democrazia.

Poi, come al solito, le riforme incominciano dalla coda, per cui le limitazioni, il restringimento della sfera dei diritti  sono sempre e per primi ad interessare  i cittadini comuni.

In questa famosa e tanto sventolata riforma, non si vede e non è  mai enunciata la  RESPONSABILITA’ , è possibile che in questo paese tutti coloro che lavorano con lo Stato  e per lo Stato, con laute retribuzioni o incarichi ben remunerati, non rispondono mai delle loro azioni e del loro agire.

E’ possibile che chi è deputato a gestire la cosa pubblica dai servizi ai cittadini, agli uffici, alla gestione del personale, al conseguimento degli obiettivi, al perseguimento dei risparmi gestionali e quant’ altro, è sempre escluso da ogni responsabilità.

E’ possibile che super Dirigenti con super stipendi, nominati dalla Politica non rispondono mai di nulla?

Il problema nodale, la vera riforma è l’assegnazione della Responsabilità , che viene sempre sottaciuta e volutamente tenuta da parte.

Non possiamo consentire di scaricare l’ incapacità della Politica sul Sindacato che non ha potere di fare leggi, non ha il potere di creare lavoro, ma facendo passare l’idea che il Sindacato non si preoccupa dei disoccupati, dei giovani, si dimentica dei precari, dei tanti problemi del lavoro.

 Questo è veramente troppo!  E’ un  luogo comune.

Sarebbe opportuno  informarsi  che abbiamo, in  tantissime occasioni, formulato qualificate proposte  su più tavoli, in più parti , ma tutte le nostre  indicazioni, le nostre proposte non  sono state tenute in debito conto.

Voglio ricordare a tutti  e pregandovi di farlo presente ad amici e conoscenti, che la  UIL  di Basilicata,  ha istituito un centro studi, dove lavorano un gruppo di ragazzi laureati di Basilicata, il Centro   si è cimentato con studi, ricerche e proposte  su diversi e vari temi: sulla disoccupazione in Basilicata, sull’organizzazione territoriale della Basilicata, sulla migrazione dei laureati in Europa, sul lavoro che manca  ecc. ecc. , queste ed altre qualificate ricerche sono state portate a conoscenza della classe politica, ma è stato come predicare nel deserto.

Sono duri e sordi, ma prima o poi capiranno e ci ascolteranno.

Quando vogliono, le leggi ed i provvedimenti sbagliati li fanno comunque, senza consultare chi  ne sa  più di loro, vedi le leggi Fornero sul lavoro, art. 18 , sulle pensioni, salvo poi scaricare responsabilità ,  in questi casi  tutti bravi.

Non si  è sentito dire  da nessuno che i contratti sono fermi  da  circa  6 anni, che gli  ambienti di lavoro spesso non sono idonei, che il salario accessorio come prima riferito è fermo  dal 2010,  che sono anni che  sono state bloccate  le assunzioni, solo ora sbloccate parzialmente, perché non si levano voci  a difesa di lavoratori che hanno la stessa dignità di altri, purtroppo hanno la sfortuna di essere considerati, senza averne,  privilegiati.

Avviandomi alla conclusione, il cambiamento il Sindacato come lo deve Governare? Questo è il quesito di oggi che tutti noi siamo chiamati  a rispondere, il Sindacato, con i processi in atto,  quale atteggiamento deve avere?

Secondo me, in Basilicata in particolare, il cambiamento dovremmo affrontarlo facendoci carico del tema dei precari; il tema dei lavoratori a tempo determinato che sono da anni in questa situazione; delle difficoltà  in cui  ancora versa  il “ Don Uva”; sulla situazione di stallo  dei diversi enti sub regionali; il problema  delle “aree  di programma”, rimaste in mezzo  al guado in una situazione indecifrabile che ci lascia basiti; sul personale delle Province; sulle incompatibilità e sulle consulenze esterne da eliminare, favorendo le professionalità interne alle Aziende ed agli Enti;  sul divieto di lavorare dopo il pensionamento;  sul merito dei dipendenti e dei dirigenti; sugli standard in sanità, sul rinnovo dei contratti  e su altri problemi che in qualche modo occorre dare risposte, che la politica lucana, volente o nolente, dovrà, prima o poi, tentare di risolvere con il contributo dei sindacati, pertanto, spero che si diano risposte che i lavoratori si attendono, ed solo alla fine di questo percorso potremo dire di aver contribuito alla governance  del  cambiamento, di cui se ne avverte  l’esigenza  inderogabile.

Cordialità.

                                                                   Segretario Regionale Organizzativo UIL FPL

                                                                                      G.  Cardone

 

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