Regione: superare la mediocrazia che sta uccidendo l’amministrazione

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L’amministrazione regionale sta vivendo una forte crisi d’identità. Provvedimenti che si approvano uno dopo l’altro senza sapere dove si va a parare, tra annunci, smentite, contraddizioni e tentativi di forzare un casereccio spoil system che non stanno affatto migliorando l’efficienza, tutt’altro. Gli uffici si svuotano, il personale è completamente demotivato, i precari aspettano la stabilizzazione, i disoccupati attendono i concorsi per nuove assunzioni: il tempo scorre inesorabile lasciando vuoti e  strutture sguarnite. I dirigenti sono sempre meno, le PO, come la tela di Penelope, si fanno di notte ma di giorno è meglio sospendere il bando poi si vedrà, intanto si assegnano le POS, cioè si parte dalla coda.

 No, non è uno scherzo, è la triste realtà in cui versa l’amministrazione regionale. Criticità che si trascinano da anni e che si sono drammaticamente acuite ed accentuate. E’ una palude, dove domina e detta legge la mediocrazia, qualcosa che ci ha travolti e non ce ne siamo accorti. Un sistema burocratico che si è stratificato negli anni a causa di un rapporto malsano tra la politica e l’apparato amministrativo. Una confusione di ruoli tra chi dovrebbe garantire la direzione, la programmazione e il controllo e chi dovrebbe far funzionare la macchina amministrativa. Un sistema che determina un appiattimento verso il basso. I dirigenti, soprattutto se presi singolarmente, non sono incompetenti, tuttavia la loro competenza si colloca su quella linea mediana che non genera rischi destabilizzanti, dimostrando così di essere affidabili. La mediocrazia- per sua natura- non fa leva sulle capacità del singolo, ma sul conformismo.In un ambiente così modellato, dove chi pensa è emarginato, risulta difficile, se non impossibile, utilizzare al meglio il personale e fare una decente valutazione, cosa che, peraltro, presuppone una propedeutica e razionale organizzazione del lavoro negli uffici. In mancanza di una seria organizzazione e distribuzione del lavoro è pressoché impossibile valutare le persone.

Un sistema subdolo che porta a trincerarsi dietro l’alibi della complessità delle procedure. Spesso, con una tecnica che lascia sbalorditi per la sua perfezione e metodicità, la realtà ordinaria viene dirottata ad arte verso la straordinarietà per affermare con veemenza il proprio riduttivismo mediocratico.
L’amministrazione ed i lavoratori sono stati anestetizzati dalla mediocrazia, si sono progressivamente adeguati ed assuefatti, dimenticando la loro missione ed equivocando diritti e doveri. Nel tempo è stata alimentata l’alienazione del lavoro, siamo diventati i nemici di noi stessi, oltre che dei cittadini, ai quali, più di una volta, anziché servizi procuriamo fastidi.

Non è facile né semplice uscire dalla mediocrità che sembra aver conquistato un solido predominio culturale, nella politica, sui luoghi di lavoro ed anche nel mondo della rappresentanza sociale. Cui prodest questa situazione? Non certo al benessere del popolo lucano. La comunità di Basilicata se vuole sopravvivere, deve iniziare a ridimensionare la mediocrazia, a partire dall’amministrazione regionale. Servono idee e il coraggio di farle camminare. Ma chi lo deve fare se i giovani, cioè la futura classe dirigente, li facciamo scappare? La società è stanca ed invecchiata, ma bisogna, e rapidamente, uscire dal torpore. Di qui la necessità di aprire le porte alle nuove generazioni, alle eccellenze che non trovando opportunità e  fuggono dal nostro paese. La pandemia è una grande tragedia, ma può diventare una grande opportunità se puntiamo sul lavoro e sul futuro delle nuove generazioni. In Basilicata solo nella Pubblica Amministrazione servono tre/quattromila unità, oltre millecinquecento solo in Sanità. Bisogna partire da questa sorta di «piano Marshall» nella P.A..Attraverso questo enorme rimescolamento delle energie umane e professionali, il Sindacato incalzi la politica ad ampliare la visione e a puntare sulla trasparenza e sul merito per costruire opportunità concrete e un futuro di sviluppo e di progresso per un territorio che dispensa tante risorse. Servono un sussulto di dignità ed orgoglio ed iniziative, soprattutto sindacali, per contrastare la strisciante alienazione sul posto di lavoro ed incalzare la politica che necessita di uscire dal suo melanconico quotidiano esercizio del potere per riprendere una visione ideale e programmatica capace di nobilitarsi.

Il Segretario Regionale  UIL FPL                        
Antonio Guglielmi

Il Segretario Aziendale UIL FPL                                 
Rocco Giorgio                                        

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