UILFPL Basilicata

Regione: ripensare l’amministrazione, sconfiggere la mediocrazia per risalire la china

La Basilicata attraversa una fase molto delicata, sui versanti economico, sociale e demografico. E’ come se si trovasse in una palude vivendo il dramma dell’impossibilità di uscirne.

In una realtà dove la spesa pubblica ha una valenza molto significativa, riformare la Basilicata, mettere in moto un complesso organico di provvedimenti che possa guidare il processo di cambiamento della PA locale, è vitale per la sostenibilità e la sopravvivenza stessa della Regione, della sua credibile consistenza economico-finanziaria.

Va avviato un processo riformatore profondo, tenendo il filo delle norme da produrre, per scongiurare il rischio di un’anarchia dei processi che provoca confusione e disservizio.

Torna la sfida della pianificazione e della riorganizzazione funzionale della Regione.

La UIL FPL è consapevole delle difficoltà, perché è oggettivamente arduo trovare spazi agevoli di manovra per una regione dai piccoli numeri come la Basilicata, che ha come unica arma di difesa quella di fare sempre e permanentemente le cose per bene, di non adeguarsi ma di guardare avanti alzando il livello del proprio modus operandi.

Ma serve coraggio e visione programmatica, ed è ormai sempre più necessario ripensare l’amministrazione regionale e sconfiggere la mediocrazia che, nel corso degli anni, ci ha travolti.

Occorre arrestare i processi di destrutturazione ed invertire la rotta per ridefinire la governance territoriale e gli stessi compiti dell’amministrazione regionale.

Servono una visione ed un provvedimento innovativo, un riordino generale delle funzioni regionali e degli enti territoriali. Per questo serve una riorganizzazione profonda che punti all’eccellenza e faccia del settore pubblico il presupposto dello sviluppo economico e sociale della Regione.

Immaginiamo una Regione centrata sulle funzioni di programma e più libera e destrutturata dei compiti più propriamente amministrativi e gestionali, a loro volta devoluti agli enti locali, che devono operare sulla base di un contratto di servizio con l’ente committente che è la Regione.

Riteniamo,  senza peccare di superficialità, che si possa agire subito, con poche e semplici cose da fare.

  1. Assessorato alla Programmazione, con delega alla governance territoriale e alle risorse umane.

Il governo delle risorse umane è essenziale e strategico.

Porre l’attenzione sulla dimensione organizzativa, sui suoi obiettivi e sulle risorse disponibili, con una valutazione del personale seria e con la elaborazione di un piano demografico del pubblico impiego, per sapere quali professioni escono e quali mancano. Insomma, ci vogliono piani di riorganizzazione e ottimizzazione in ogni ente, capaci di coniugare: riqualificazione della spesa, investimenti sulla valorizzazione di professionalità e ottimizzazione dei servizi, attraverso la contrattazione integrativa.

In una fase così delicata, occorre un tavolo permanente tra Regione ed enti coinvolti, con una politica per il personale evitando una mobilità disgiunta dalle effettive esigenze funzionali delle strutture.

I dipendenti regionali vivono una condizione di lavoro in cui il merito e l’impegno non sono riconosciuti. Il sistema di valutazione è male interpretato, ridotto a mero atto burocratico, risulta un adempimento formale qualunque che crea malcontento e che è percepito come una rilevante perdita tempo.

Riteniamo che le strutture che si occupano di risorse umane e di valutazione debbano essere inserite in questo assessorato.

Contrastare “l’ignoranza di ritorno”, con la programmazione di una formazione e di un aggiornamento permanente del personale. Valutare la possibilità di istituire una vera scuola regionale di PA.

  1. Riforma organizzativa.

Serve una discussione approfondita e seria sulla riorganizzazione che deve prevedere una revisione delle leggi regionali  nn. 12/1996 e 31/2010.

  1. Riorganizzazione degli uffici regionali.
  1. Abolizione dei dirigenti generali.

–    Modificare la legge regionale n. 26 che ne prevede l’istituzione.

  1. Riduzione dei dirigenti esterni.

Il ricorso al personale esterno, anche di natura dirigenziale, non può essere tollerato nelle cifre incontrollate di oggi, ma va allineato ad un più generale piano dell’Amministrazione regionale e ridotto secondo i termini di una necessaria e reale utilità.

La chiamata di dirigenti esterni deve essere giustificata da una funzione straordinaria che richiede professionalità non presenti nell’ente, non dallo svolgimento di compiti ordinari dell’amministrazione. Quindi, in primis bisogna che ci sia un progetto/programma preciso da realizzare in un arco temporale definito; qualora non ci siano professionalità nell’ente si può procedere a conferire l’incarico ad un “esterno”, previa una relazione dettagliata, da allegare alla delibera di nomina, che ne giustifichi l’assunzione.

Come per i dirigenti generali, non sfugga anche in questo caso il risparmio che ne deriva.

Modificare la L. R. n. 31//2010, riducendo la percentuale di esterni.

  1. Riduzione degli incarichi dirigenziali ad interim.

Limitare temporalmente l’incarico dirigenziale ad interim ed ai soli casi di necessità ed urgenza.

  1. Contrattazione decentrata.

Da diversi anni la UIL sta portando avanti una battaglia, con idee e proposte innovative, per sconfiggere la mediocrazia, a partire dall’amministrazione regionale, e tentare di risalire la china.

Purtroppo la politica non è stata sensibile ai temi dell’apparato amministrativo, distratta da una autoreferenzialità che le ha fatto smarrire il senso della sua missione.

La mediocrità è stata eletta a modello. I mediocri sono entrati nelle stanze dei bottoni, comandano l’apparato amministrativo e così, col trascorrere del tempo, si è abbassata la qualità del lavoro dei dipendenti regionali e, in un ambiente così modellato, dove la mediocrità rende mediocri, risulta difficile, se non impossibile, vedere un mondo lavorativo diverso e migliore, dove va riaffermata l’etica della responsabilità senza equivocare e confondere diritti e doveri ed evitando di diventare nemici dei cittadini, ai quali, più di una volta, anziché servizi si procurano fastidi.

Non è facile né semplice uscire dalla mediocrità, che sembra aver conquistato un solido predominio culturale anche nella politica oltre che sui luoghi di lavoro.

La UIL FPL si augura che nella legislatura regionale appena iniziata la politica presti maggiore attenzione alle problematiche dell’amministrazione pubblica regionale e su queste apra subito il confronto con i sindacati.