Regione Basilicata: dare una rappresentanza collettiva ai lavoratori precari

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DSCN2352Tutte le mattine ci ritroviamo fianco a fianco, gomito a gomito, con altri lavoratori, persone come noi, con i loro bisogni e le loro aspettative.

Tutte le mattine i nostri sguardi si incrociano ma non sempre i nostri pensieri si scambiano, siamo come le convergenze parallele.

Qualcuno li definisce privilegiati, super raccomandati. Loro si ritengono cittadini fragili, persone senza diritti.

Sono i c.d. “PRECARI”, quegli uomini e quelle donne che noi dipendenti spesso consideriamo estranei, usurpatori di qualcosa che riteniamo di nostra proprietà.

Abbiamo tutti lo stesso datore di lavoro, ma con contratti diversi.

E’ tempo di un confronto dialettico serrato, aperto tra dipendenti e precari, per superare divisioni, incomprensioni ed equivoci, per unire il mondo del lavoro, per tutelare i diritti attraverso iniziative collettive e non abbandonando i lavoratori in una relazione di sudditanza col datore di lavoro.

Il sindacato non può accettare supinamente una realtà fatta di lavoratori e diritti diseguali, lavoratori con rappresentanza collettiva ed altri senza, figli di nessuno, singoli individui in un mondo parcellizzato che li vuole deboli e  ricattabili, mettendoli contro altri lavoratori.

Io penso che ai lavoratori precari vada riconosciuta, come a tutti noi dipendenti, il diritto di avere una rappresentanza collettiva che va individuata nella sede della delegazione trattante. Questa deve essere la casa di rappresentanza di tutti i lavoratori della Regione Basilicata. Accanto alle RSU dei dipendenti è giusto che ci sia anche la RSU dei precari.

Proviamo ad individuare il percorso e le modalità condivise. Ma è anacronistico, oltre che ingiusto, mantenere separati mondi del lavoro e lavoratori quando, invece, serve unità d’intenti per migliorare le condizioni ed i luoghi di lavoro, per riacquistare una dignità demagogicamente calpestata, per contribuire a ricostruire un’amministrazione che aiuti la nostra comunità a superare i drammi di un periodo storico così difficile.

Ragionare con gli schemi del fino ad oggi non basta, non serve. E non è sufficiente il solo coraggio. Occorre un’anima, una spinta ideale. C’è bisogno di un po’ di utopia per far si che il riformismo non sia una parola qualunque.

Il lavoro è libertà: vale per i dipendenti, ma ancor di più per i precari e per i disoccupati. E noi dobbiamo estendere i diritti, non comprimerli in una conventio ad escludendum.

     Rocco Giorgio

Dirigente UIL FPL Regione Basilicata

 

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