Fotografia assolutamente sconcertante e situazione non più sostenibile, in merito ai dati diffusi nel Rapporto Pit Salute 2013 del Tribunale per i diritti del malato, presentato presso il Ministero della Salute.
La lentocrazia nell’ambito delle liste di attesa è una piaga la cui risoluzione non è davvero più rinviabile. Aspettare fino a 13 mesi per una mammografia o fino ad un anno per una visita urologica o pneumologica o per una colonscopia, è intollerabile e indegno per un Paese moderno e maturo come il nostro e che vanta ancora un Sistema Sanitario Nazionale tra i più competitivi a livello globale, sebbene inizi a palesare segni di cedimento.
Molteplici patologie richiedono rapidità di intervento, perché soggette ad un iter degenerativo e, dunque, occorre maggiore attenzione per una problematica così avvertita e delicata per la popolazione.
Un impianto minimo di regolamentazione non manca, ciò che invece è carente è il sistema dei controlli, sovente latitante e certamente inoperoso. Occorre intervenire con maggiore determinazione nell’efficienza dei CUP(centri unici di prenotazione), rendere più appropriate le prescrizioni e responsabilizzare i cittadini.
Parallelamente ad una task force di monitoraggio e trasparenza più incisiva e ad una lotta senza quartiere ad ogni forma di incrostazione e parassitismo, l’opzione dell’assistenza sanitaria integrativa può rivelarsi un veicolo aggiuntivo utilissimo per un massiccio snellimento del traffico d’attesa.