Fondi strutturali europei e lavoro

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Più che sulla revisione delle regole del mercato del lavoro, non c’è dubbio alcuno chela ripresa del sistema produttivo e occupazionale passa in primo luogo da una politica fiscale che riduca la tassazione sui redditi fissi. Occorreurgentemente  una politica fiscale che, riducendo le tasse sui lavoratori, sui pensionati e sulle imprese, possa contribuire in maniera decisivaal rilancio della domanda interna e dei consumi.La stessa Commissione Europea nella bozza di “Raccomandazioni” inviata al nostro Paese, auspica una riforma fiscale che alleggerisca il peso delle imposte dal lavoro e pesi maggiormente sui “consumi” e sulle “proprietà”.

Un’ulteriore mano potrebbe venire da Bruxelles attraverso una trattativa che porti a una riformulazione del Patto di stabilità,  che scorpori una parte degli investimenti per l’occupazione giovanile dal calcolo del deficit strutturale.

La priorità, in mancanza di risorse “ordinarie”, è l’accelerazione e riprogrammazione dei Fondi Strutturali Europei da spendere da qui al 31 Dicembre 2015. Si tratta di  31,2 miliardidi euro di cui 10,5 miliardi nel solo 2013, a cui vanno aggiunti altri 2 miliardi di euro del Piano di Azione e Coesione, per un spesa di circa 12,5 miliardi di euro.

Più che puntare all’ anticipo delle risorse della “garanzia giovani” (1 miliardodi euro per il 2014-2020), il Governo dovrebbe trattare con Bruxelles una riprogrammazione delle risorse esistenti da effettuare entro il 15 Luglio.

E’ questa la carta che il Presidente del Consiglio Letta,  al prossimo Consiglio Europeo di fine mese, dovrebbe giocarsi.

Così come sarebbe interessante, data l’uscita dell’Italia dall’infrazione per eccessivo deficit, la possibilità di non conteggiare come deficit la parte di cofinanziamento nazionale che ammonta a circa 13 miliardidi euro.

Tutto ciò perché, da una prima analisi, non tutti i programmi hanno raggiunto gli obiettivi al 31 Maggio, scadenza per la prima verifica dei target di spesa dei Fondi Strutturali Europei con l’obiettivo dei singoli programmi di raggiungere il 40%del totale delle risorse spendibili per l’anno in corso (circa 4,2 miliardidi euro).

In sostanza, si tratta di riprogrammare le risorse verso progetti utili a migliorarein tempi rapidi ” il sistema dei servizi per l’impiego” in centri che si occupino prioritariamente dell’inserimento lavorativo dei giovani.

Per il prossimo anno, inoltre,  dovrà essere pienamente operativo un “Piano Nazionale straordinario per il lavoro giovanile”per il quale, insieme alle risorse  “youth garantee”, occorre destinare una parte importante di Fondi Europei per i prossimi 7 anni (2014-2020), che ammontano a circa 60 miliardi di euro.

Nel medio e lungo periodo si può lavorare per rimuovere gli ostacoli strutturali del nostro sistema, puntando su un uso più esteso dell’apprendistato,  l’adeguamento dell’istruzione e … (scarica l’intero documento)

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