Documento Finale XVI Congresso UIL

895

DSCN2312-300x224Il XVI Congresso nazionale della Uil, riunito a Roma dal 19 al 21.11.2014, esprime un sentitissimo ringraziamento a Luigi Angeletti per la sua segreteria generale, che in anni estremamente difficili ha saputo rappresentare, con capacità e lungimiranza, la Uil e la sua politica, da cui né derivata una crescita esponenziale in termini di iscritti, voti e consenso.

Il Congresso della Uil approva la relazione di Luigi Angeletti, le conclusioni di Carmelo Barbagallo, ed assume i contenuti dei numerosi interventi.

Il congresso delle Uil è pienamente consapevole che nell’era della globalizzazione il mondo del lavoro è cambiato profondamente sia nelle dinamiche sia nelle regole. Le norme e le tematiche riguardanti il diritto del lavoro e le relazioni industriali, in quasi tutti gli Stati occidentali, sono state modificate in peggio grazie alla trasformazione liberista della società, iniziata dopo la caduta del muro di Berlino e accelerata con la trasformazione dell’economia reale in economia finanziaria. Anche in Italia questo è avvenuto, aggravato anche da problematiche interne. Ciò ha determinato un aumento costante del debito pubblico, nonostante le tante manovre finanziarie fatte, che, con le disparità economico-sociali che caratterizzano le varie zone del nostro Paese, ha accresciuto la povertà, le sperequazioni e le differenze.

Lo Stato è stato destrutturato attraverso il processo di modifiche costituzionali e attraverso interventi di restauro costituzionale i quali hanno lesionato la stabilità complessiva di un modello che si reggeva su organismi di pesi e contrappesi che dovevano regolare la democrazia e la separazione dei poteri. Lo Stato, inoltre in questo periodo sta perdendo ruolo e risulta impossibilitato, come in passato, a costituire un elemento di coesione.

Il Governo, fra presunte riforme, mancanza di programmazione ed eliminazione del confronto con le parti sociali, non riesce a rilanciare l’economia. Il Paese non può più aspettare, bisogna immediatamente progettare, insieme a tutte le forze sociali, produttive ed economiche una strategia complessiva che ridia fiato all’economia. Bisogna invertire la tendenza delle politiche recessive e investire in settori che possano dare concrete risposte al Paese, per rilanciare la produzione, ma anche per la tutela del territorio e dell’assetto idrogeologico che sta producendo sempre più danni rilevanti in termine di vite umane e di costi economici.

Il congresso della Uil esprime la sua solidarietà alle popolazioni colpite dai tragici fatti di questi giorni.

Il congresso della Uil ritiene che bisogna rivendicare un nuovo modello di sviluppo, fondato sui diritti e la qualità sociale, un nuovo welfare fondato sulla giustizia e l’eguaglianza, politiche di solidarietà e di cooperazione internazionale. Inoltre chiede di riportare l’economia finanziaria al servizio dell’economia reale, innovare le produzioni e i consumi individuali e collettivi sulla base proprio di un nuovo modello di sviluppo, di cui abbiamo sempre più bisogno. Il sindacato, quale forza di rappresentanza sociale, deve chiedere, con forza, che la politica abbandoni le vecchie strade, metta fine a privilegi e corporativismi, ridistribuisca la ricchezza, riduca le diseguaglianze, promuova l’inclusione dei nuovi cittadini, ridia speranza ad un paese che altrimenti rischia di essere stritolato da una crisi che accentua le debolezze strutturali di un sistema economico e istituzionale già da tempo in difficoltà. E’ necessario ripristinare un ruolo più incisivo dell’intervento pubblico capace di dare regole vere e rispettate ai mercati finanziari, di disegnare una vera politica industriale, di attivare meccanismi di incentivo e di stimolo dell’economia reale, puntando con investimenti sull’istruzione, innovazione, ricerca e rafforzando anche il secondario. Programmare un piano nazionale di “piccole opere” che preveda una serie di interventi legati ai lavori pubblici nel campo energetico, della mobilità, del riassetto del territorio; un nuovo piano energetico nazionale che abbassi drasticamente le importazioni di energia elettrica; moltiplicare ed adeguare le linee ed i treni per i pendolari, all’interno di un più vasto progetto di mobilità sostenibile e che riguarda anche il potenziamento del trasporto pubblico locale nelle grandi città.

Le risorse possono essere trovate, sia abbandonando la politica di austerity, sia intaccando e riducendo evasione, corruzione, sperperi, sprechi ed i costi della politica.

Il congresso della Uil considera importante, per declinare anche nel nostro Paese le politiche di genere, una legge sulla parità tra i sessi, affinché le specifiche di genere trovino una obbligata allocazione nella negoziazione per dare vita a una politica pubblica trasversale.

Le stesse classi politiche europee stanno dimostrando tutti i loro limiti proprio perché hanno dato alla Banca Europea un ruolo di esclusivo controllo dell’inflazione, che non può tenere conto di scelte che sono essenzialmente politiche come coniugare la ripresa economica con il rafforzamento della coesione sociale, in cui la solidarietà è anche condizione necessaria per affermare la competitività dell’economia europea. Bisogna costringere l’Europa ad abbandonare le politiche recessive di austerity, modificando i trattati, per escludere gli investimenti per nuova occupazione dai rigidi parametri e superare l’anacronistico 3%.

In questo senso la Uil è per contribuire a rafforzare sempre di più la confederazione Europea dei sindacati, pensando anche di trasferire a quel livello compiti e funzioni che non sono più adeguate a livello di singoli Stati.

In questo senso la Uil è per contribuire a rafforzare sempre di più la confederazione Europea dei sindacati, pensando anche di trasferire a quel livello compiti e funzioni che non sono più adeguate a livello di singoli Stati.

Nel nostro Paese, infine, occorre ritrovare, concretamente, le ragioni profonde della responsabilità individuale e collettiva, impegnarsi sul piano della partecipazione sindacale alla vita delle aziende (art.46) e della cultura politica così da contribuire a realizzare una democrazia economica, centrata sulla persona e soprattutto sulle capacità imprenditoriali, finalizzate all’utilità sociale (art. 41 Cost.).

Il congresso della Uil ritiene che si debba continuare a chiedere un piano di interventi per ridare fiato alla domanda interna – che è un’emergenza reale – con aumenti salariali, rinnovando i contratti ancora bloccati a partire da quelli del pubblico impiego e riducendo ulteriormente il carico fiscale per lavoratori e pensionati. In particolare, è necessario intervenire sulla tassazione a livello locale che si è aggiunta a quella nazionale, senza sostituirla, con un’incidenza che non è più sostenibile.

Mercato del lavoro

Il DDL 2660 (secondo capitolo del Jobs Act), si propone a soli due anni di distanza dalla c.d. “Riforma Fornero” e della successiva “riforma Giovannini”, di realizzare un profondo riordino di regole del Mercato del Lavoro in generale e dell’intera disciplina degli ammortizzatori sociali. Questo nuovo intervento, però, è una mera esplicitazione di principi e criteri generali sui quali non si è realizzata, per scelta del Governo, una fase preventiva di confronto, che avrebbe favorito una maggiore comprensione e consapevolezza degli obiettivi di fondo dell’intervento, degli strumenti da utilizzare e della sua coerenza sia con le norme attualmente in vigore che con l’attuale quadro economico.

Questi principi non sembrano discostarsi molto da quelli della precedente riforma ma, analizzando nel dettaglio i criteri indicati per la predisposizione dei Decreti Legislativi, l’orientamento del DDL 2660 prefigura una forte razionalizzazione.

Le disposizioni in materia appaiono a carattere prevalentemente “restrittivo”, ripercorrendo quelle che, per certi versi, vengono anticipate dal Decreto Interministeriale di riordino della Cig in deroga, a partire dalla definizione di periodi più brevi di integrazione salariale e del restringimento delle causali di accesso agli strumenti.

In materia di ammortizzatori sociali l’obiettivo dichiarato dal legislatore è quello di assicurare «tutele uniformi» in caso di disoccupazione e di razionalizzare la normativa in materia di integrazione salariale. Ma in sostanza si prefigura un modello sintetizzabile così: meno Cassa Integrazione più sussidio di disoccupazione.

Il congresso della Uil ritiene, al contrario, che gli ammortizzatori sociali vadano definiti e strutturati tenendo conto delle specificità dei settori produttivi sui quali insistono, evitando scorciatoie e semplificazioni che rischiano di renderli poco funzionali allo scopo per il quale sono stati introdotti nel nostro ordinamento.

Per quanto riguarda l’art. 18, il congresso della Uil ritiene sbagliato ed inaccettabile togliere tutela a chi l’ha già ed, invece andrebbe garantita a coloro che, o sono disoccupati, o hanno dei contratti per i quali non sono previste tutele. Il Governo ha scelto la strada inversa, con una serie di “mediazioni”, tutte interne alle forze politiche che hanno peggiorato la situazione per i lavoratori che erano tutelati dall’art. 18 e non si comprende cosa voglia assicurare a quelli che dovrebbero avere un contratto a tutele crescenti”.

Sul “contratto a tutele crescenti”, l’unica certezza, ad oggi, sembrerebbe essere il taglio della contribuzione (Legge Stabilità 2015), mentre è ancora indefinita la sua disciplina.

Per il congresso della UIL l’introduzione di forti elementi di “convenienza” per il datore di lavoro collegati alle nuove assunzioni a tempo indeterminato da effettuarsi nel solo 2015, sia in termini di sgravio totale dei contributi previdenziali per 3 anni sia per la deducibilità dalla base imponibile Irap del costo del lavoro, cosi come sembra ventilarsi nella prossima Legge Stabilità, avranno un effetto incentivante. Ma rischia di essere un incentivo a tempo con il rischio che al termine di tale contratto l’impresa receda il rapporto di lavoro. L’effetto sarebbe solo quello di allargare il solco tra garantiti e non garantiti alimentando quell’Apartheid che, a parole, si vorrebbe superare.

Il congresso della Uil esprime sull’intero provvedimento, inoltre, alcune perplessità:

–         con la messa in moto di questo incentivo, la Legge di Stabilità, sopprime l’incentivo contributivo del contratto di apprendistato collegato al primo anno di prosecuzione del rapporto di lavoro al termine del periodo formativo. Ciò potrebbe costituire una scure alle stabilizzazioni dei giovani apprendisti e la fine della strutturalità dell’incentivo.

–         Grave è la scelta di reperire le risorse per questi “incentivi” dalle risorse per il Mezzogiorno. Ma meno crescita al sud significa meno lavoro, meno occupazione, meno impresa.

Il congresso della Uil, pur credendo fermamente nella necessità di rivedere il sistema complessivo degli incentivi, non condivide l’ulteriore soppressione, sempre collegata a rendere allettante per i datori di lavoro il contratto a tempo indeterminato inserito nel Jobs Act, dello sgravio contributivo del 50% (che diventa del 100% per il Mezzogiorno) in caso di assunzione a tempo indeterminato di disoccupati da almeno 24 mesi. Anche in questo caso l’incentivo, che ha una natura strutturale tanto quanto quello dell’apprendistato, verrebbe meno per far posto ad un taglio del cuneo temporaneo.

Ancora poco chiara è la semplificazione, modifica e superamento di alcune tipologie contrattuali, la Uil chiede di eliminare ciò che da troppi anni produce cattiva flessibilità/precarietà e di regolare meglio la buona flessibilità.

Regna ancora molta confusione da parte del decisore istituzionale, rispetto a come ridurre la dicotomia del nostro mercato del lavoro strettamente collegata alla flessibilità in entrata. Ciò è testimoniato dalla contraddizione in termini che deriva dalla lettura del combinato disposto degli annunci mediatici del Governo in cui si dice di voler cancellare le collaborazioni a progetto, e la parte del Jobs Act in cui si palesa il mantenimento di tale tipologia contrattuale prevedendone l’estensione dell’Aspi.

Il governo propone di estendere e incentivare utilizzo dei voucher come strumento di ingresso al lavoro. Essi sono l’alter ego dei c.d. “mini jobs” tedeschi, cioè uno strumento altamente precarizzante che in Germania ha raggiunto oltre 7 milioni di persone (il 25% di tutti i lavoratori subordinati tedeschi). I voucher, come i mini jobs, sono esentasse e la contribuzione è bassissima, con un danno enorme per le future pensioni.

Contratti

Il congresso della Uil ritiene che bisogna individuare un nuovo modello contrattuale con l’obiettivo di renderlo più rispondente alle persone ed in grado di valorizzare il loro lavoro. Occorre precisare meglio il livello contrattuale territoriale e rafforzare il livello aziendale della contrattazione, anche con la fiscalità di vantaggio, ma non si può non tener conto del nostro sistema produttivo e quindi bisogna confermare i due livelli di contrattazione. Il contratto collettivo nazionale è essenziale. Altrimenti indebolendo l’efficacia negoziale del contratto nazionale e puntando solo sulla contrattazione aziendale si potrebbe arrivare alla sostituzione della stessa con quella di una contrattazione di tipo individuale. Le innovazioni non si fanno in corso d’opera ma a bocce ferme. Perciò è ancora più urgente rinnovare i contratti ancora aperti.

In questo quadro appare strettamente negativa la previsione contenuta nel Jobs act di un salario orario mimino nazionale. Con questo strumento non si estendono condizioni migliorative ma si punta a livellare verso il basso i risultati contrattuali o peggio incentivare le aziende ad uscire dai contratti nazionali minando alla base il ruolo della contrattazione.

Lavoratori Pubblici

La Uil non accetterà ulteriori rinvii del rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici. Bisogna ripristinare e riqualificare immediatamente la dinamica contrattuale pubblica, bloccata dal 2009. Ad aggravare la situazione c’è il fatto che il blocco non si è limitato solo ai contratti nazionali, ma ha coinvolto anche quelli aziendali e addirittura sono state bloccate le retribuzioni individuali, con le eventuali promozioni che determinano solo maggiori responsabilità, ma non miglioramenti economici.

Con il blocco dei contratti i lavoratori pubblici hanno già contribuito a una riduzione molto forte della spesa pubblica: la spesa complessiva sostenuta dalla pubblica amministrazione per erogare le retribuzioni è diminuita di circa 17 miliardi, circa il 10% della spesa complessiva del monte salari anche per effetto del blocco del turn over. Il blocco di tutti i contratti, che raggiunge ormai i 5 anni, finora ha portato ad una perdita dell’11% del potere d’acquisto per i lavoratori, perché le retribuzioni non hanno recuperato né l’aumento dei prezzi che si è registrato tra il 2010 e il 2014, né lo scarto tra l’inflazione programmata e quella reale che c’è stato nei due bienni precedenti.

Il Governo ha sostenuto anche nell’ultimo incontro che gli 80 euro nel pubblico impiego andavano a compensare i rinnovi contrattuali. A parte il fatto che per redditi bassi, gli 80 euro compensano solo una parte delle perdite subìte per i mancati rinnovi contrattuali, nel pubblico solo 800.000 lavoratori hanno ricevuto il bonus.

Per questo il congresso della Uil ritiene non più procrastinabile i rinnovi contrattuali il cui blocco ha profondamente ridotto il potere di acquisto dei salari.

La legge di stabilità

La legge di stabilità purtroppo è in continuità con le
precedenti di soli tagli e misure di austerity e non è in grado di far ripartire il Paese. La Uil non ne condivide molte parti in quanto il governo dimostra di navigare a vista, senza alcuna programmazione sul lungo termine.

Lo stesso taglio di 6,5 miliardi sulla componente lavoro Irap, che pure apprezziamo, non va nella giusta direzione, infatti, non seleziona fra aziende virtuose e che creano occupazione e quelle che non l’ho fanno, ma indistintamente ritiene tutte eguali e tutte da favorire.

La Uil ritiene non condivisibile la modalità dell’anticipo in busta paga del Tfr perché è stato proposto senza tener conto della tassazione che aggraverà il prelievo. La tassazione applicata sarà, infatti, quella ordinaria, la quota del Tfr quindi si sommerà alla retribuzione mensile ai fini Irpef. Inoltre questo provvedimento esclude oltre 3 milioni di lavoratori pubblici da una possibilità di scelta, offerta, invece, a tutto il resto del mondo del lavoro.

E’ un provvedimento che penalizza i giovani lavoratori, quelli che magari hanno maturato pochissimi anni di contriti. Il governo così cancella anche l’unica residua assicurazione sul futuro dei lavoratori, la sola ancora di salvataggio in caso di licenziamento o di conclusione del contratto, cioè il Trattamento di fine rapporto. Una situazione inaccettabile.

Il governo dichiara che non vi sarà nessuna nuova tassa immediata, ma nuove tasse si profilano, come le imposte con le quali gli stessi Enti locali andranno a recuperare i finanziamenti che gli sono stati sottratti con il rischio di ridurre servizi essenziali per la cittadinanza. Inoltre i 15 miliardi derivanti dalla spending review, uniti all’operazione “più deficit”, sono un rischio che avvicina alle clausole di salvaguardia imposte dall’Europa che potrebbero far scattare un aumento dell’Iva sui carburanti, alimentari di base come pasta e latte e anche sulle mense scolastiche.

Per quanto riguarda il regime tributario delle forme pensionistiche complementari finora soggette ad imposta sostitutiva delle imposte sui redditi nella misura dell’11,5% aumentata al 20%, il congresso della Uil chiede al Governo di eliminare l’aumento retroattivo della tassazione sui rendimenti dei Fondi Pensione perché si tratta di un aggravio di tassazione dalle proporzioni enormi – che su un accumulo medio può incidere per oltre 5.000 euro in più di tasse – che impoverirà le pensioni integrative future penalizzando milioni di lavoratrici e lavoratori iscritti ai Fondi

Quanto alla decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato c’è da osservare che l’articolo 12 del testo fissa un tetto di 6.200 euro l’anno e vale solo per il primo anno.

Questa legge di stabilità avrebbe dovuto, a fronte dei pessimi dati dell’economia italiana, che dimostrano che il Paese è in recessione, immediatamente investire risorse per aiutare l’economia, come ci chiede lo stesso Presidente della BCE.

Riforma della P.A

Il congresso della Uil da un giudizio estremamente negativo sul provvedimento di Riforma della Pubblica Amministrazione. Il congresso della Uil manifesta la sua opposizione verso un provvedimento che incide profondamente sullo stato del personale, e addirittura vengono considerate nulle le normative contrattuali che prevedono un diverso regime rispetto ai contenuti del decreto legge.

Il congresso della Uil ritiene che una vera riforma della pubblica amministrazione avrebbe dovuto affrontare temi rilevanti come la qualificazione dei servizi pubblici; la semplificazione delle procedure; un piano di investimenti per formazione e nuova tecnologia; innovazione dell’organizzazione per migliorare l’efficacia dei servizi. Una riforma non può mai raggiungere i suoi obiettivi senza il coinvolgimento di chi ci lavora, valorizzandone la professionalità e riconoscendo i loro diritti, a partire dal rinnovo dei contratti.

Una pubblica amministrazione efficiente e d’aiuto alla crescita dovrebbe:

a) avere la possibilità di fare investimenti; invece, le regole del patto di stabilità hanno abbattuto drasticamente questo tipo di spesa, spingendo il Pil alla recessione e la Pubblica Amministrazione di questo Paese ad infrastrutture che è eufemistico definire obsolete;

b) poter effettivamente ridurre al minimo regole e controlli formali (leggi, decreti, regolamenti) per poter definire e concludere ogni atto in tempi brevissimi. Al contrario continua il diluvio di norme, peggiorato negli ultimi anni anche dal proliferare di delibere e pareri delle Authority, rendendo impossibile la trasparenza, irrigidendo e rallentando l’attività degli uffici. Insomma la sovrabbondanza di regole non consente una effettiva gestione “per risultati” e costringe funzionari e dirigenti ad evitare innanzitutto le responsabilità.

 Fisco

Il Congresso della Uil chiede una Svolta nella Politica Fiscale. La pressione fiscale nel 2014 si attesta intorno al 42 %, mentre il cuneo fiscale raggiunge il 46 %. Livelli troppo elevati per un Paese che deve tornare a crescere e rilanciare la propria economia. A questo si aggiunge la vera anomalia del nostro Paese rappresentata dal livello di evasione fiscale tra i più elevati del mondo. Su questo versante, nonostante l’impegno ed i passi in avanti fatti negli ultimi anni c’è ancora molta strada da fare. L’evasione vale oltre il 18% delle entrate fiscali: da 2 a 3 volte quella riscontrabile negli altri paesi europei. Permangono tra l’altro ancora notevoli problemi nell’effettivo recupero dell’evasione anche quando questa viene accertata.

Una situazione drammatica che costringe milioni di lavoratori dipendenti e pensionati a sopportare la maggior parte del carico fiscale. Ecco perché la destinazione delle risorse recuperate con la lotta all’evasione all’abbassamento delle tasse sui redditi da lavoro e da pensione è innanzitutto una questione di equità.

Bisogna a parere del congresso Uil ridurre le tasse sul lavoro e sulle pensioni.

L’introduzione del “bonus” di 80 euro è stato un primo passo e, oggi, occorre proseguire su questa strada. La stabilizzazione del bonus degli 80 euro contenuta nel Disegno di Legge Stabilità 2015 è quindi certamente positiva, ma continua ad escludere una grande parte di cittadini, proprio quella che più sta subendo gli effetti recessivi della crisi, cioè gli incapienti e i pensionati.

Gli obiettivi prioritari per la UIL sono quindi quelli di:

–          estendere il bonus ai pensionati;

–          allargarne, alle stesse condizioni, la fruizione agli incapienti con redditi da lavoro dipendente e assimilati e ai titolari di Partite IVA iscritti alla Gestione separata INPS.

Quanto alla detassazione del salario di secondo livello la Uil ritiene importante garantire le risorse necessarie attraverso l’emanazione del relativo decreto di stanziamento.

Il Congresso della Uil chiede il potenziamento della lotta all’evasione fiscale. Bisogna rafforzare l’azione di contrasto innanzitutto attraverso:

– l’aumento dei controlli effettuati;

– un migliore utilizzo delle diverse banche dati presenti nel Paese;

– l’introduzione di meccanismi premiali che favoriscano il contrasto di interessi.

Il problema va affrontato anche sul piano europeo per istituire una vera e propria Agenzia Europea per la Lotta all’Evasione Fiscale.

Previdenza

Alcuni correttivi devono essere apportati anche al funzionamento del sistema di previdenza obbligatoria. Un sistema che troppo spesso è stato usato per fare cassa visto che solo la Legge 214/11 produrrà nel prossimo decennio risparmi per circa 80 miliardi di euro.

La UIL chiede al Parlamento di reintrodurre elementi di flessibilità nell’accesso alla pensione, eliminando le rigidità attuali che mal si conciliano anche con la realtà del mercato del lavoro in modo che i lavoratori possano scegliere come e quando andare in pensione. Inoltre, dopo anni di interventi restrittivi ed iniqui sul sistema di rivalutazione delle pensioni, il congresso della Uil chiede che venga posta fine a questa ingiustizia – che ha impoverito i redditi di milioni di pensionati – ripristinando l’indicizzazione piena dei trattamenti.

L’adeguatezza del sistema deve essere garantita anche per quanto riguarda le pensioni future. In modo particolare per quelle calcolate con il sistema contributivo, attraverso l’inserimento di elementi correttivi sul calcolo della rivalutazione che impediscano l’impoverimento del risparmio previdenziale nei periodi in cui l’andamento del PIL è nullo o negativo.

La Uil chiede una riforma dell’attuale sistema di governance dell’INPS e dell’INAIL nell’ottica di un vero sistema duale con poteri dei CIV – che dovrebbero essere chiamati Consigli di Strategia e Vigilanza – rafforzati ed esigibili e che prevedano tra le altre cose in capo al Consiglio l’approvazione in via esclusiva del Bilancio dell’Ente. Nell’ottica di riforma della governance la UIL propone di far eleggere i rappresentanti nei Consigli direttamente dagli iscritti agli Enti.

 

La Previdenza Complementare

Il modello di previdenza complementare italiano è uno dei frutti migliori delle relazioni industriali degli ultimi venti anni. Deve ora essere avviato un percorso di rilancio delle adesioni attraverso nuove possibilità contrattuali/regolamentari. Propedeutica a questo discorso è anche la ripresa di una campagna di informazione e comunicazione. Bisogna inoltre favorire il dimensionamento ottimale dei Fondi Pensione attraverso la razionalizzazione dell’offerta. Per la UIL i fondi pensione devono poi sempre più contribuire ad allargare gli spazi di partecipazione nel sistema finanziario, esercitando in forma collettiva i diritti di voto conseguenti alle partecipazioni detenute e fungendo da collante virtuoso tra finanza ed economia reale. Fermo restando l’obiettivo previdenziale devono, infine, essere approfondite le possibilità di investimento che favoriscano la ricaduta di una parte delle risorse gestite sull’economia reale italiana.

Il sindacato confederale deve uscire allo scoperto ed indicare un suo modello di società e di regole condivise, un modello di stato sociale, a partire in particolare dalla sanità pubblica che deve garantire tutti i cittadini, una partecipata gestione dell’economia e delle scelte economiche. In sintesi deve ritornare a fare politica, avendo la consapevolezza di essere soggetto rappresentativo di un vasto mondo e che in una società democratica e pluralista ogni soggetto rappresentativo è legittimato anche per la sua capacità propositiva. Proposta che punti al progresso sulla base di valori e principi storicamente acquisiti nel patrimonio genetico del mondo del lavoro italiano.

Oggi, per effetto della finanza, e non della produzione, che ha generato questa situazione di crisi, il passo indietro dell’umanità è duplice: economico e sociale. Si può contrastarlo solo se si riaffermano diritti e valori sociali, poiché altrimenti si parla solo di numeri, secondo le leggi del mercato, senza compiere nessun passo in avanti.

Uguaglianza e l’idea della centralità della persona e quelle di equità, giustizia sociale ancora oggi sono troppo importanti, mentre resta prioritario l’impegno per il lavoro che è, infatti, il processo principale di emancipazione dell’uomo, che gli consente di contribuire al progresso della collettività e deve essere riconosciuto, in base a criteri che il sindacato, in quanto rappresentante degli interessi collettivi dei lavoratori, dei pensionati, degli inoccupati, dei giovani e delle donne, può e deve valorizzare.

L’impegno della Uil rispetto alle pari opportunità si incentrerà su obiettivi fulcro di una politica trasversale, in particolare contro le discriminazioni, le violenze e il gap salariale. Dando un maggiore impulso alle forme di conciliazione e sviluppo nell’ambito del lavoro femminile.

La Uil si impegna a garantire sempre più una maggiore presenza femminile in tutte le strutture e in tutti gli organismi.

Per la Uil diritti contrattuali, stato sociale, servizi pubblici, occupazione sono la base su cui il sindacato deve elaborare una nuova progettualità, per acquisire consenso nella società e soprattutto costruire un modello di società che sia inclusivo. La Uil, proprio per la sua storia di organizzazione pluralista e riformatrice, deve imporre il recupero del confronto dialettico, nella completa libertà d’espressione, si può essere in completo disaccordo, ma resta un punto fermo, il rispetto dell’interlocutore, che rappresenta un diverso punto di vista, sul quale confrontarsi senza dogmi ed in maniera tollerante. Così e solo così si rafforza il sistema democratico violato da chi, invece, rifiuta il confronto. Anche il comportamento del Ministro del lavoro a questo congresso ne è una prova tangibile di questa volontà di non confrontarsi.

Questo, in effetti, è il problema dell’attuale politica, prevale la battuta rispetto al dialogo ed anche in questo senso, il congresso ribadisce che il sindacato può portare il proprio bagaglio d’esperienza che, anche in questi anni difficili, ha costruito tutta la sua storia ed il suo modo di essere.

In questo quadro, per tutte queste motivazioni, per le mancate risposte sulla legge di stabilità, sulla riforma del mercato del lavoro, sui contratti dei lavoratori, sul welfare e fisco la Uil ha proclamato lo sciopero generale 12 dicembre, consapevole di chiedere un grosso sacrificio ai lavoratori italiani, ma di fronte all’atteggiamento di perseguire una involuzione in negativo negli orientamenti da parte del governo o ad un irrigidimento sulle posizioni di scontro e di rifiuto del dialogo non era possibile individuare una diversa risposta.

Questo sciopero, purtroppo, ancora una volta ci vede divisi. La Uil subito dopo deve riprendere l’iniziativa per ricostruire una prospettiva unitaria. Certo, il rapporto unitario con Cgil e Cisl rappresenta una condizione di riferimento per una strategia sindacale diretta ad essere rappresentativa dell’intero movimento dei lavoratori, ma dobbiamo tener conto della nostra diversità qualitativa, sapendo ciò che effettivamente siamo, e rappresentare, nell’unità, una parte dialettica e costruttiva, salvaguardando in ciò la nostra identità.

LASCIA UN COMMENTO

Il tuo commento
Il tuo nome

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.