“Sembra proprio che questa pandemia non abbia insegnato nulla al Governo. Infatti, nel documento di economia e finanza licenziato nei giorni scorsi dal Parlamento, non vi è alcuna previsione di stanziamento aggiuntivo per i rinnovi dei CCNL dei dipendenti del pubblico impiego. ” Così Michelangelo Librandi, Segretario Generale della UIL-FPL.
“Ci aspettavamo, invece, una vera e propria inversione di tendenza, tenuto conto del grande apporto, in termini di sacrifici, responsabilità e purtroppo perdita di vite umane, dei lavoratori del pubblico impiego nella gestione dell’emergenza “-continua il Segretario, che afferma “invece di ripartire da una programmazione seria sulla scelta dei servizi e sulla modalità di erogazione alla cittadinanza, da un’idea nuova di società che si fondasse sul bene comune e che rimettesse la persona ed i suoi bisogni al centro dell’agire dell’agenda politica, anche questo Governo imita le politiche dei precedenti Esecutivi, dove si è preferita la riduzione del finanziamento al SSN (35 miliardi in meno negli ultimi 15 anni), la riduzione dei posti in terapia intensiva e le politiche fallimentari sulle Autonomie Locali con l’abolizione degli Enti, senza una reale riallocazione dei servizi alla cittadinanza.”
“La straordinaria risposta dei dipendenti pubblici, che nonostante la riduzione del personale, direttive spesso in contraddizione tra Enti, hanno e continuano a dare risposte qualificate ai cittadini vengono ripagate con il solo aumento delle risorse dei fondi aziendali per il lavoro straordinario, che risultano essere del tutto insufficienti. Nessuna risposta è stata data dallo sblocco dei fondi per la contrattazione decentrata, tantomeno sono previste risorse per poter rinnovare adeguatamente un CCNL in grado di riconoscere i meriti e le competenze del personale.”
“Un CCNL- ricorda il sindacalista-scaduto da oltre un anno e rinnovato dopo 10 anni di blocco, che ha portato 85 euro medi di aumento con una perdita del potere d’acquisto del 12% rispetto alle retribuzioni dei lavoratori dell’industria. Un contratto, di fatti, definito “ponte” solo per spezzare il “digiuno” dei dipendenti pubblici ed in previsione di un nuovo rinnovo che potesse soddisfare appieno i diritti e le esigenze dei lavoratori pubblici. Invece, le sole risorse stanziate per i rinnovi CCNL sono pari ad aumento del 3,72%, una cifra assolutamente inadeguata per finanziare la nuova classificazione del personale ferma da circa 20 anni.”
“Nemmeno il determinante apporto dei lavoratori pubblici a quest’emergenza straordinaria come quella che stiamo vivendo ha fatto aprire gli occhi a questo Governo ” -prosegue Librandi -“rimandiamo dunque al mittente i grandi elogi di queste settimane. Non ci serve essere chiamati eroi, se poi questi sono i risultati. Basta con le promesse, prima o poi la pandemia finirà ma la nostra determinazione per vedere nei fatti il giusto riconoscimento non si fermerà mai”.