Ddl Province: è necessario riordino organico degli enti locali

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La recente sentenza della Corte Costituzionale, che ha sancito l’illegittimità del decreto salva-italia e di alcuni articoli della Spending Review sul tema amministrazioni provinciali, ha determinato l’emanazione da parte del Governo di due Disegni di legge per portare a compimento (cosa tutta da verificare) il progetto di abolizione delle province e il riordino dell’assetto istituzionale del territorio.

Il disegno di legge costituzionale, che abolisce le province, togliendole dalla Costituzione e il disegno di legge ordinario per il riordino delle funzioni delle province, che affianca il DDL costituzionale prevedendo disposizioni su città metropolitane, Province e Unioni dei Comuni al fine di adeguarne l’ordinamento in attesa e in coerenza con la relativa riforma costituzionale.

Il disegno di legge ordinamentale si articola secondo il percorso individuato dalla sentenza della Corte Costituzionale 220 del 2013, mettendo in campo già dal 2014 cambiamenti sostanziali, sia nelle funzioni, sia negli assetti istituzionali.

ll governo del territorio vede secondo il ddl soltanto due livelli amministrativi a elezione diretta: Regioni e Comuni.

Le funzioni di area vasta, cioè sovracomunali e provinciali, di cui viene riconosciuta la necessità, vengono invece assegnate ai sindaci eletti nei Comuni, che se ne occupano a titolo gratuito e che si riuniscono in enti di secondo livello: sono prefigurate in questo modo quindi le Città metropolitane, le Province fino all’entrata in vigore della riforma costituzionale, le Unioni dei Comuni.

Il ddl prevede inoltre funzioni, modalità di elezione tra i sindaci per gli organi di vertice, di regolazione tramite statuti e il trasferimento di competenze.

E’ chiaro, che per esprimere un giudizio complessivo, bisognerà conoscere nel dettaglio il provvedimento e soprattutto capire come si evolverà il dibattito in Parlamento. Il problema vero è che mentre il Governo presenta l’ennesima proposta di riordino istituzionale su Comuni, Province e Città metropolitane, continuiamo ad assistere al progressivo impoverimento degli Enti locali, frutto di tagli lineari ai trasferimenti che hanno ridotto la capacità di garantire servizi ai cittadini.

Tra il 2009 ed il 2015, per effetto di misure già prese, i tagli su Comuni, Province e Regioni ammonteranno a 149,9 miliardi: 61,6 miliardi di trasferimenti in meno e 88,3 miliardi sul patto di Stabilità interno.

Con questi tagli non è possibile riformare il sistema.

Il riordino del sistema delle autonomie locali e della amministrazione centrale è bene che venga realizzato recuperando risorse e con un disegno organico che realizzi un sistema integrato di livelli istituzionali, in cui siano chiaramente definite competenze e funzioni, al fine di determinare efficacia ed efficienza, e dove siano garantiti adeguati servizi ai cittadini, regole e occupazione stabile per il lavoro alle dipendenze delle stesse amministrazioni.

Nel frattempo è necessario  garantire il funzionamento e l’ordinario finanziamento dei servizi che le attuali Province ed i Comuni svolgono, nonché la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori che oggi vedono messa a rischio la propria professionalità.

Il tema, quindi, è sempre lo stesso.

La UIL FPL sta evidenziando ormai da tempo che il sistema dei disegni di legge calati dall’alto non funziona.

Dai tempi dell’emanazione del nuovo Codice delle Autonomie Locali (a proposito ma che fine ha fatto?) ad oggi, con gli innumerevoli provvedimenti che si sono succeduti sul tema del riassetto istituzionale (dal Decreto Salva–Italia in poi è quasi impossibile enumerarli tutti), abbiamo assistito ad una serie di fallimenti continui, una volta per l’intervento della Corte Costituzionale, una volta per l’opposizione ( trasversale) delle forze politiche, una volta per le resistenze anche del mondo delle associazioni( a proposito bisogna dare atto al Presidente dell’UPI, di essersi accorto, che esiste il personale delle Province).

Senza un confronto a tutto tondo che metta insieme istituzioni, associazioni, parti sociali diventa difficile elaborare un progetto che superi gli interessi trasversali della politica e che ridisegni complessivamente l’assetto istituzionale del Paese, ragionando anche sulla presenza dello Stato sul territorio ( pensiamo alla enorme quantità di uffici periferici sul territorio, di enti ed agenzie strumentali) per evitare sovrapposizioni e duplicazioni di funzioni.

In questo quadro diventa poi dirimente affrontare il tema delle funzioni, capire CHI FA COSA e soprattutto il tema del personale, della sua valorizzazione e della sua tutela.

Non possiamo nasconderci, che la miriade di provvedimenti finanziari, che sono stati emanati pongono limiti e tetti di spesa sul personale che devono essere aggirati per garantire i livelli occupazionali  e appunto tutelare e valorizzare il personale.

Apprezziamo lo sforzo del Ministro per gli Affari Regionali per uscire dall’attuale caos istituzionale ma riteniamo indispensabile attivare un tavolo di confronto, con la cabina di regia del Ministero per gli affari territoriali, per costruire un percorso condiviso ed evitare il solito ritornello delle riforme calate dall’alto, che i fatti dimostrano non portano da nessuna parte.

E’ chiaro, che su tali questioni abbiamo avuto già incontri di merito anche con la Conferenza delle Regioni, UPI e l’Anci ma adesso ci aspettiamo fatti concreti e non le solite parole.

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