la devastante emergenza economica e sociale nella quale siamo immersi non accenna a regredire. Viviamo da anni sulla nostra pelle le nefaste conseguenze della crisi strutturale che sconvolge l’Occidente e l’Europa e che sta mettendo in ginocchio la nostra conquista civile principale, lo Stato sociale fondato sulla solidarietà e garante dei diritti primari delle persone. Viviamo in particolare gli effetti disastrosi della famigerata politica di austerità, tradotta a livello nazionale nel cosiddetto Patto di stabilità, che sta letteralmente soffocando la vitalità del nostro Paese nella sconsiderata convinzione che l’origine dei nostri mali sia da ricercare nelle distorsioni delle politiche pubbliche e non già nelle spregiudicatezze speculative del turbo capitalismo finanziario internazionale.
Naturalmente, la denuncia del deleterio rigorismo delle politiche europee non ci esime dall’impegno a rivedere e riqualificare con serietà la spesa pubblica nel nostro Paese, distinguendo tra quella buona e quella cattiva, tra spreco ed efficienza, tra i costi degli apparati politici e quelli per i servizi ai cittadini. Sia chiaro, non dobbiamo avere alcun rimpianto per la politica tradizionale ed i suoi vizi, di una politica il cui discredito rischia di portarci verso derive demagogiche, se non autoritarie, e che finisce per inficiare il valore delle istituzioni, il principio della rappresentanza e anche la credibilità del Sindacato, che rischia di passare da difensore dei diritti dei lavoratori a parafulmine della loro rabbia. Così come non abbiamo alcuna nostalgia della vecchia concertazione, convinti come siamo che un rapporto più autonomo, persino conflittuale, tra istituzioni, datori di lavoro e organizzazioni sindacali possa giovare alla vitalità della democrazia ridando più protagonismo ai lavoratori.
E’ per questo ci battiamo perché il Governo non eluda il confronto e non alimenti il qualunquismo nei confronti della pubblica amministrazione. Per questo al Governo chiediamo di misurarsi in una dialettica positiva con il mondo del lavoro, poiché il principio della rappresentanza è l’architrave, e non il limite, di una democrazia avanzata ed efficiente. E negare, come fa il Governo, la funzione di cerniera sociale che è propria delle organizzazioni di massa è un errore tragico perché priva il processo riformatore del consenso sociale e della efficacia pratica.
Siamo una organizzazione che ha il riformismo nel suo DNA, che sostiene a spada tratta una politica riformatrice, ma che non può fare a meno di denunciare i toni meramente propagandistici di certe riforme e che giudica negativamente in particolare l’approccio palesemente denigratorio e punitivo verso i dipendenti pubblici della annunciata riforma della P.A.: una riforma che non supera le incrostazioni e le iniquità della nostra amministrazione, che non premia competenze e merito, che non semplifica affatto la vita dei cittadini e di chi vuole fare impresa.
I lavoratori del P.I. sono più che favorevoli ad un’azione risanatrice che disboschi l’area pubblica dalle inefficienze, dagli sprechi e dalle dissipazioni che la dequalificano. Ma, con la decretazione senza confronto, con il blocco delle assunzioni e della contrattazione, lo Stato italiano si sta dimostrando come il peggior datore di lavoro, il meno credibile.
Per queste ragioni la prova elettorale cui siamo chiamati il 3-4-5 di marzo è un passaggio decisivo per difendere la dignità e le prospettive del lavoro pubblico e per il futuro della rappresentanza, ma soprattutto per la sopravvivenza dei servizi pubblici fondamentali nel nostro Paese.
Noi ci aspettiamo in questa circostanza un grande scatto d’orgoglio con una partecipazione di massa all’elezione delle RSU e con un’espressione di voto chiara ed eloquente.
La UIL FPL, per le cose che ha fatto, per quello che quotidianamente fa, per l’autorevolezza conquistata sul territorio e in tutti i settori della vita pubblica, ha le carte in regole per accompagnare le riforme e indirizzare il cambiamento a favore dei lavoratori, e non contro di essi. Noi vogliamo continuare ad essere una bussola ed una speranza per chi lavora, per chi cerca un lavoro e per chi, dopo decenni di lavoro, ha il diritto di godersi serenamente la sua pensione.
In queste elezioni abbiamo messo in campo il meglio delle risorse umane disponibile sui posti di lavoro. Operatori che, prima di essere militanti e attivisti sindacali, fanno il loro dovere e perciò godono della massima considerazione sul piano professionale. Persone preparate e capaci di rappresentare al meglio questa delicatissima ed impegnativa stagione di riforme. Candidati che hanno deciso di «metterci la faccia», di dedicare una parte del loro tempo al servizio degli altri, che anche per questo vanno sostenuti e ringraziati.
Guardiamo a questa nuova prova elettorale con grande fiducia. Il mondo del lavoro pubblico ha sempre saputo scegliere tra le cicale e le formiche, tra i demagoghi disfattisti e i riformisti, tra chi agita vento e vende fumo e chi si sforza di allargare gli spazi e le opportunità per cambiare concretamente lo stato delle cose.
Siamo convinti che lo farà anche questa volta.
Il Segretario Regionale UIL FPL
Antonio Guglielmi