Segretario Generale Carmine Vaccaro (Uil) su lavoro

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“Da una parte gli ennesimi indicatori negativi dell’Istat con la crescita del numero di persone in cerca di lavoro nel mese di dicembre scorso (circa 500 mila disoccupati in più rispetto allo stesso mese del 2011); dall’altra il rapporto Eurispes che conferma come tra i metodi per trovare lavoro la raccomandazione sembra essere ancora ai primi posti per ottenere il posto”. E’ quanto riferisce in una nota Carmine Vaccaro della Uil secondo cui  si può e si deve cominciare a pensare a politiche di crescita per la ripresa produttiva ed occupazionale del Paese.
“Il sindacato- sottolinea – farà, come sempre, la sua parte, e lo abbiamo ribadito unitariamente a Cisl e Cgil con le sollecitazioni alla Giunta Regionale per definire il Piano pluriennale del lavoro, ma il ruolo più importante è rimesso al prossimo Governo che siederà alla guida del Paese, che non potrà e non dovrà esimersi dal mettere al centro dell’agenda politiche di sviluppo del Paese orientate alla creazione di posti di lavoro.  Intanto, credo che la prima sfida sia quella di sottrarre, specie i giovani, dal sistema raccomandazione: l’Eurispes nel 25° rapporto Italia sancisce che un quinto degli intervistati, il 21,2 per cento su un campione di 1500 persone, ha ammesso di aver fatto ricorso a conoscenze per uscire dal tunnel della disoccupazione. Dai dati si sfata un mito: a far ricorso alla raccomandazione sono in maggior parte i cittadini del nord, vale a dire il 25,5% nel nord-ovest e il 20,8% nel nord-est. Ma il cattivo costume è diffuso in tutta la penisola, con il 17,2% al sud e il 12,1% nelle isole. A ricorrere alle conoscenze, poi, sono soprattutto le persone che hanno la licenza media o comunque non superano il livello di istruzione superiore, mentre per i laureati prevale la candidatura spontanea.
E se al Centro-Sud il metodo più comune per trovare lavoro è il concorso pubblico, che dà occupazione a quasi uno su cinque degli intervistati e con un’età compresa tra i 45 e 64 anni (il dato scende all’8,1% per i giovani tra i 25 e i 34 anni e al 9,7% per i giovanissimi tra i 18 e i 24 anni) è evidente che il mitico posto pubblico non può più reggere.
Noi abbiamo sempre creduto – conclude Vaccaro – che non ci possa essere sviluppo senza lavoro, e oggi, constatati i disastri prodotti dalla finanza senza regole, tutti gli osservatori convergono su questa tesi. Dare valore al lavoro significa riconoscerlo come diritto fondamentale delle persone, come fa la Costituzione, in quanto occasione di espressione di talenti e di promozione sociale”.

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