Libertà di scelta, alcuni pazienti campani decidono di pagarsi le cure in Basilicata

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Il decreto del sub commissario alla Sanità della Campania che sottopone ad autorizzazione preventiva alcune prestazioni nelle altre regioni meridionali comincia a sortire i suoi effetti negativi. Diversi pazienti campani, pur di esercitare il diritto costituzionalmente tutelato alla libertà di scelta della cura, hanno accettato di pagare di tasca propria le prestazioni del servizio sanitario nazionale. Non si tratta, in questo caso, di una normale procedura “intramoenia” e cioè l’acquisto della prestazione da parte di un dipendente del sistema sanitario che nel tempo libero esercita la libera professione in ospedale ma proprio dell’accesso all’attività ordinaria, con le modalità tipiche degli interventi chirurgici programmati (iscrizione alla lista d’attesa, prericovero per gli accertamenti diagnostici, operazione).
Un caso più unico che raro perché la prassi consolidata è la libera scelta dai pazienti e poi le Regioni si compensano le prestazioni sulla base di un tariffario condiviso. E’ successo al San Carlo di Potenza in questi giorni. Carlo (lo chiameremo così) è un giovane avvocato salernitano. Ha 27 anni e una notevole passione per la pratica sportiva.
Ha già subito una lesione dei legamenti crociati al ginocchio destro e l’intervento effettuato in Campania lo ha lasciato insoddisfatto. Così, forte del passaparola di un altro amico, operato con successo a Potenza, quando si rompe i legamenti dell’altro ginocchio decide di “emigrare”. A bloccare la sua scelta non basta la decisione del sub commissario regionale: non può permettersi di aspettare i tempi lunghi della procedura di autorizzazione e se non c’è altro modo se lo
pagherà lui l’intervento.
La sua richiesta è accettata dall’ospedale. L’intervento è programmato regolarmente secondo l’ordinaria lista d’attesa. In questo caso una quindicina di giorni. La plastica dei legamenti del ginocchio è un intervento routinario all’Ortopedia del San Carlo. Un’ora sotto i ferri dell’equipe diretta dal primario Rocco Romeo, con una tecnica mista e il paziente ventiquattr’ore dopo è rimandato a casa. Così è stato per “Carlo”, che ha già avviato la riabilitazione.
Nel caso in cui il ricorso presentato dall’Aor San Carlo e dall’Asp di Potenza contro il decreto del sub commissario sia accolto il giovane sarà rimborsato dall’Aor che poi provvederà a richiedere il rimborso delle prestazioni alla Regione Campania. Al ricorso, presentato il 30 aprile scorso, si è aggregato anche il maggior organismo di tutela dei
diritti dei pazienti: Cittadinanza attiva-Tribunale dei diritti del malato.
Secondo l’associazione, infatti, è leso il diritto di libera scelta sanitaria del paziente.
Comunque “Carlo” ha fatto scuola: ci sono già altri quattro pazienti campani che, accettando di assumersi i costi, hanno chiesto di essere operati a Potenza e ora aspettano di essere chiamati, secondo lo scorrimento delle liste d’attesa.
“Abbiamo visto giusto – commenta il direttore generale del San Carlo, Giampiero Maruggi – quando abbiamo presentato il ricorso contro il provvedimento. Non c’è decreto o provvedimento amministrativo che tenga di fronte al flusso globale delle informazioni: i cittadini sui problemi di salute stanno imparando a scegliere e non si accontentano
dell’offerta più ‘comoda’. Con le sue elevate professionalità e le tecnologie di ultima generazione il San Carlo rappresenta sempre più un polo di attrazione su scala interregionale e i primi pazienti campani che, a costo di sacrifici personali, ci scelgono, ne sono un’evidente testimonianza”.

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