Allarme inattività giovanile, recuperare tradizionali arti e mestieri

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Restituire centralità ai ‘lavori dimenticati’ è l’input lanciato dalla  UIL  in relazione ad una recente indagine che ha evidenziato l’esistenza di oltre 150.000 offerte di lavoro insoddisfatte.

“Il Ministro Giovannini ha fatto bene a porre tra le priorità del Governo l’attenzione alla fascia giovanile più precaria od inoccupata che in larga parte rappresenta un peso insostenibile per l’indotto pubblico erariale, perché un’occupazione neanche la cerca né si forma, i cosiddetti Neet. I relativi dati diffusi dall’Ocse nel suo ultimo Employment outlook sono, peraltro, sconcertanti. E commetteremmo un errore grossolano indicando a vantaggio di tali destinatari la via di forme assistenziali di reddito minimo garantito  se sganciate da misure di inserimento professionale, che avrebbero un effetto esattamente opposto a quello auspicato della re-attività lavorativa.

In Italia ci sono centinaia di migliaia di offerte non corrisposte, falegnami, panettieri e sarti: sono soltanto tre delle professioni che vengono rifiutate a priori, i cosiddetti lavori dimenticati. E se riflettiamo attentamente, leggiamo in questi profili l’orgoglio di un’appartenenza a quelle nostre eccellenze fiore all’occhiello in tutto il mondo: gastronomia, mobilifici e moda da cui si può e si deve ripartire per la sfida della produttività e della competitività.

Un piano di azione di riqualificazione delle arti e dei mestieri, nel novero del recupero dei nostri costumi e della nostra cultura targata Made in Italy è invece la strada che dovremmo perseguire.

In questa direzione, nel solco della pianificazione europea dell’anno per l’invecchiamento attivo, 2012, si potrebbe creare una task force con il sostegno dell’UE tesa, al tempo stesso, ad aggredire il trend dei laboratori e degli esercizi artigianali in fallimento o in affanno per molteplici cause, tra cui l’inadeguatezza d’organico o anagrafica dei titolari, mediante una sinergia generazionale in spirito continuistico e il ricorso ad un albo ad hoc con la regia della CNA come sperimentato positivamente già in talune realtà territoriali. Contemporaneamente, ricalcheremmo la mission di inclusione per i nuovi ‘ultimi’, ossia la fascia più anziana della popolazione in un quadro di chiaro allungamento dell’aspettativa di vita a fronte di uno scarso livello qualitativo e di carenti erogazioni di prestazioni assistenziali e di welfare.

Va rimosso, inoltre, l’ostacolo culturale tra prassi e luogo comune, della distinzione percettiva tra professioni di serie A e di serie B tanto più se non si contemplano mansioni realmente usuranti, restituendo il lustro che meritano ad arti e mestieri nobili, che nondimeno possono risultare largamente remunerativi e gratificanti. Acquisire flessibili capacità di mettersi in gioco ristabilendo un contatto con le manualità tradizionali significa anche essere maggiormente attrezzati alle sfide e più preparati di fronte a  condizioni e situazioni più complesse ed ostiche.

Per parte nostra, come Sindacato dei Cittadini, stiamo già mettendo in cantiere un importante appuntamento nazionale che si tradurrà in un grosso convegno pubblico per il prossimo autunno, teso a tracciare un’esaustiva e concreta ricetta con la regia e la collaborazione di più realtà sociali, associative ed istituzionali.

La situazione è davvero dura e difficile e vi è bisogno di un gioco di squadra tra molteplici attori, di un patto tra generazioni, di idee e soprattutto di autentico riformismo.”

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