1000 luoghi di lavoro contro l’austerity europea

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A fine ottobre si terrà la riunione del Consiglio europeo, in cui saranno in agenda temi importanti come la governance economica comune che influenzeranno le successive scelte di politica economica di tutti i governi nazionali dei Paesi membri.

In vista di questo evento, la federazione europea dei sindacati dei servizi pubblici Epsu propone a tutte le federazioni affiliate una iniziativa comune, attraverso cui manifestare ai decisori nazionali e comunitari la contrarietà dei lavoratori pubblici alle politiche tutte tagli e niente investimenti che hanno colpito in questi anni i nostri settori.

Da cinque anni ormai, da quando la crisi ha iniziato a colpire l’Europa, le politiche di vari governi con il sostegno della Commissione europea e delle istituzioni finanziarie internazionali sono andate in un’unica direzione: “alleggerire” la spesa pubblica non nel senso di renderla più efficiente e più mirata ai bisogni reali, ma decurtando stipendi e posti di lavoro nei settori pubblici.

In conseguenza di questo e della mancanza di un’idea coerente di riorganizzazione e di vera modernizzazione, non è peggiorata soltanto la situazione di milioni di lavoratori pubblici e delle loro famiglie: i problemi esistenti si sono aggravati, sono venute meno le risorse per progettare investimenti nelle competenze e nella produttività, comunità e imprese nei territori hanno visto diminuire presenza e capacità di risposta dei servizi.

Per questo, in tutti i paesi d’Europa, i sindacati e i lavoratori del settore pubblico chiedono un cambio di rotta. Non un ritorno all’indebitamento irresponsabile, ma un progetto di rilancio che includa a pieno titolo i settori pubblici, valorizzando il lavoro, lo sviluppo delle competenze e la qualità dei servizi. E che veda nel confronto con i sindacati e nella contrattazione non un freno, bensì una leva della produttività e dell’efficienza anche nei servizi pubblici, e quindi di una società più trasparente, più sostenibile e inclusiva, più partecipativa e più giusta.

Ma se non prende piede la consapevolezza che la stabilità sociale ed economica dei singoli paesi europei e il cammino verso un’Europa più integrata e responsabilmente coltivata dai suoi cittadini passano da qui, se non viene condivisa a tutti i livelli e non orienta le decisioni che, da quando è stato istituito il Semestre europeo, di fatto tracciano la cornice entro la quale ogni governo nazionale può manovrare, a fine ottobre e anche nel prossimo futuro ci saranno pochi margini per poter progettare e attuare politiche di riforma vere. Politiche cioè che non mascherino da “riforme” quelle che di fatto sono solo pesanti penalizzazioni, sia per chi lavora nei servizi pubblici che per chi ne usufruisce. Basate sulla forza dell’innovazione, delle competenze, della contrattazione e della partecipazione, oltre che su una disponibilità di risorse che sia coerente con gli obiettivi fissati e non continuamente minacciata dalle oscillazioni dei mercati finanziari.

L’iniziativa pensata dalla Epsu è semplice da attuare, ma potrà trarre forza dalla partecipazione di tanti. Non sarà una iniziativa “di vertice”, così come l’Europa che vogliamo non è “calata dall’alto”, perché avrà come protagoniste le persone nei loro luoghi di lavoro, per mostrare concretamente che i servizi pubblici non sono cifre nella contabilità ma persone e far arrivare la loro voce in Europa.

Si tratterà di scattare una foto di questi luoghi di lavoro e queste persone – delegati sindacali, iscritti, colleghi – che mostreranno cartelli e slogan contenenti una “sintesi” del messaggio che vogliamo mandare ai responsabili politici nazionali ed europei: queste politiche non funzionano, non affrontano i problemi veri, colpiscono i servizi pubblici e la contrattazione, noi come sindacati dei lavoratori pubblici abbiamo delle proposte alternative e vogliamo essere ascoltati.

Queste immagini, nelle settimane che precedono la data del vertice, verranno raccolte e inviate al Presidente del Consiglio europeo, al Presidente della Commissione europea e ai singoli governi. Inoltre saranno visibili sul sito della Epsu.

È evidente che l’azione sarà tanto più rappresentativa, e più efficace, quanto più varia e numerosa sarà la partecipazione.

I messaggi intorno ai quali ruota l’iniziativa, che saranno resi visibili negli slogan e nelle immagini da mostrare in ciascuna delle foto a rappresentare la “voce collettiva” dei lavoratori, sono molto sintetici e diretti in modo da colpire e coinvolgere, ma mettono a fuoco aspetti essenziali anche in relazione alla situazione italiana:

il fermo no alla logica dei tagli lineari

la necessità di un fisco giusto e progressivo

la creazione di nuova occupazione di qualità anche nel pubblico, specialmente per i giovani

il rispetto della contrattazione e dell’autonomia delle parti sociali.

Anche queste ultime, infatti, in vari contesti nazionali e in più di un’occasione anche a livello UE hanno subito una messa in discussione più o meno scoperta, in nome della stabilizzazione dei bilanci e di un concetto squilibrato, ma tuttora diffuso agli alti livelli decisionali, di produttività e competitività.

Noi vogliamo impedire che il peso del rientro dal debito si scarichi sui lavoratori pubblici, già ingiustamente penalizzati sotto l’aspetto economico e professionale, al punto da limitare o addirittura negare loro un diritto essenziale. Non vogliamo che si affermi un “nuovo modello europeo” impoverito di quella grande risorsa che è la partecipazione responsabile dei lavoratori, attraverso gli strumenti democratici del dialogo sociale e della contrattazione collettiva, alla costruzione di “valore pubblico”.

Crediamo che questa iniziativa possa rappresentare un’occasione per collocare le questioni che più direttamente ci impegnano, nel nostro paese, nei nostri territori e nei singoli luoghi di lavoro, all’interno del quadro europeo. Per capire e far capire che tutti questi livelli sono legati, e non è possibile progettare e agire con efficacia sull’uno prescindendo dagli altri.

Con la consapevolezza di avere proposte concrete e convincenti da mettere sul tavolo, se c’è la volontà politica, per un diverso approccio al lavoro e ai servizi pubblici.

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